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sabato 15 aprile 2017

DALLO STATO SOCIALE ALLO STATO DI POLIZIA

“DALLO STATO SOCIALE ALLO STATO DI POLIZIA”

Ecco i link dei video della serata di giovedi 13 aprile 2017 al Centro Sociale 28 maggio, dedicata a commentare il recente decreto Minniti, convertito in legge ordinaria la mattina precedente a questa serata, cioè il 12 aprile 2017.
Sul sito del governo (http://www.interno.gov.it/it/notizie/e-legge-decreto-minniti-sul-contrasto-allimmigrazione-illegale) la notizia è fornita nei termini che vengono riportati qui sotto.
Naturalmente la descrizione del governo contrasta totalmente con il quadro che esce dalla presentazione fatta da Sergio Pezzucchi, avvocato bresciano impegnato sul fronte del movimento, da Nicoletta Dosio, militante del Movimento no-tav e da Giorgio Cremaschi, portavoce della piattaforma Eurostop, come si può ascoltare dalla registrazione della serata raggiungibile direttamente grazie ai link riporatati subito dopo la "voce del governo"
La Camera ha approvato definitivamente il disegno di legge di conversione. Le novità su centri di permanenza, attività sociali per i richiedenti asilo, sezioni specializzate e procedure più veloci
Con l'approvazione definitiva, questa mattina, da parte dell'aula della Camera dei Deputati, del disegno di legge già approvato dal Senato, è stato convertito in legge con modificazioni il decreto-legge 17 febbraio 2017, n. 13, che contiene "disposizioni urgenti per l'accelerazione dei procedimenti in materia di protezione internazionale, nonché per il contrasto dell'immigrazione illegale".
L'atto, approvato con 240 voti a favore, 176 contrari e 12 astensioni, introduce una serie di misure, tra le quali:
- semplificazione e accelerazione dei tempi delle procedure relative alla richiesta di protezione internazionale, anche attraverso l'abolizione del secondo grado di giudizio in caso di rigetto dell'istanza, ferma la possibilità di ricorso in Cassazione, e il potenziamento delle strutture giudiziarie con l'istituzione, presso i tribunali, di 26 sezioni specializzate in materia di immigrazione, protezione internazionale e libera circolazione dei cittadini dell’Unione europea (Ue);
- l’assunzione da parte del ministero dell’Interno di 250 unità di personale altamente qualificato da destinare alle commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale;
– i richiedenti asilo ospitati nei centri di accoglienza o nel circuito della rete Sprar sono iscritti all'anagrafe della popolazione residente; possono svolgere volontariamente, a titolo gratuito, attività di utilità sociale a favore della collettività locale nel quadro delle normative vigenti;
identificazione nei "punti di crisi" all'interno delle strutture di prima accoglienza dei cittadini stranieri soccorsi durante operazioni di salvataggio in mare o rintracciati come irregolari in caso di attraversamento della frontiera, con contestuale informazione su protezione internazionale, ricollocazione in altri Stati Ue e possibilità di rimpatrio volontario assistito. Previsto il trattenimento in caso di "rifiuto reiterato" di sottoporsi all'identificazione;
- i centri di identificazione ed espulsione diventano centri di permanenza per i rimpatri, in tutto il territorio nazionale, monitorati quotidianamente, con accesso libero per gli stessi soggetti ammessi a visitare le carceri;
- contrasto all'immigrazione illegale anche attraverso un Sistema Informativo Automatizzato (Sia) monitorato dal dipartimento della Pubblica sicurezza del ministero, interconnesso con altri sistemi informativi tra i quali il Sistema informativo Schengen;
- rito abbreviato nei giudizi sui provvedimenti di espulsione di cittadini stranieri per motivi di ordine pubblico e sicurezza dello Stato e per motivi di prevenzione del terrorismo;
rimpatri con iter più veloci puntando sulla cooperazione con i paesi di provenienza attraverso accordi bilaterali.
Le disposizioni non si applicano ai minori stranieri non accompagnati, per i quali è stata approvata di recente in via definitiva dalla Camera la normativa che introduce in linea generale il principio di specificità delle strutture di accoglienza riservate ai minorenni.

Dallo stato sociale allo stato di polizia parte 1

Dallo stato sociale allo stato di polizia parte 2

Dallo stato sociale allo stato di polizia parte 3

Dallo stato sociale allo stato di polizia parte 4

venerdì 14 aprile 2017

Gentiloni e Padoan continuano con la politica economica degli espedienti controproducenti

Un governo di guitti

In vendita anche le poste
Mi soffermo qualche istante su due recentissime dichiarazioni rilasciate, rispettivamente, dal Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e dal Ministro dell'economia Pier Carlo Padoan.
Il primo, commentando gli ultimi dati riferiti a febbraio su occupazione e disoccupazione diffusi dall'ISTAT, ha detto che le riforme del lavoro già attuate e l'impegno alla loro prosecuzione stanno fruttando i risultati sperati. L' altro, ha detto che l'impegno a proseguire il programma di privatizzazioni, con la cessione di ulteriori quote di Poste Italiane e di Ferrovie dello Stato per un controvalore atteso di 8,5 miliardi, è fondamentale per la riduzione del debito pubblico.
Come siamo potuti scadere al livello di una politica in decomposizione, che vive di declamazioni avulse dalla realtà fattuale? E come è possibile che, nonostante la lezione della crisi, la maggioranza della classe politica sia rimasta in uno stato di cieca adesione all'impianto ideologico neoliberista?
Nel primo caso, a indurre alla soddisfazione Gentiloni è il dato sul tasso di disoccupazione, che a febbraio è calato all'11,5% (dal 11,8% del mese precedente). Soltanto che, l'ISTAT ha anche certificato che è aumentata la consistenza numerica della forza lavoro inattiva, vale a dire di coloro che un'occupazione neanche la cercano. Se poi si tiene conto del fatto che, ai fini statistici, è considerato occupato chiunque abbia lavorato almeno un'ora nella settimana in cui l'ISTAT effettua le sue rilevazioni campionarie, si può immaginare perchè non ci si dovrebbe lasciare andare a facili entusiasmi. Infatti, sempre sulla scorta dei dati, le tipologie di lavoro “attivato” a febbraio (il livello dell'occupazione è in realtà stabile) sono per la gran parte precarie. Il contratto a tempo indeterminato a “tutele crescenti”, fiore all'occhiello del “jobs act”, ipersfruttato per il noto accesso “predatorio” agli incentivi, è già un ferrovecchio. Fior di studi attestano che fra l'indice di protezione legislativa dell'occupazione (cioè quel grado di tutela dei lavoratori che il “jobs act” si è così pervicacemente incaricato di indebolire) e il tasso di occupazione non vi è praticamente alcuna correlazione. Eppure, la religione gentiloniana, in perfetta continuità con quella renziana, insiste nel porre l'accento sui salvifici effetti delle suddette riforme (più flessibilità significherebbe meno disoccupazione). Infine, quando il Presidente del Consiglio parla di impegno alla prosecuzione delle riforme, si riferisce probabilmente alla surroga dei “voucher”. Sono questi, lo ricordiamo, i diabolici buoni lavoro che il governo si è trovato costretto ad abolire pur di scacciare con uno scongiuro, qualunque spettro che evochi una procedura di chiamata alle urne rivolta al corpo elettorale sovrano. A buon intenditore, poche parole. La teoria alla base delle riforme è inconsistente ma a Palazzo Chigi nessuno se ne avvede.
Il ministro Padoan ha invece affermato che senza gli 8,5 miliardi che si prevede di incassare dalla cessione di ulteriori quote di Poste Italiane e Ferrovie dello Stato non si puó invertire la rotta ascendente del debito pubblico.
Trattandosi di un accademico di una certa levatura, ovviamente Padoan non può non sapere che un incasso una tantum (il quale potrebbe con tutta probabilità venire ben presto azzerato dalla rinuncia persistente a entrate come utili e dividendi) non ha nulla a che vedere con la riduzione del debito, il quale (ammesso lo si voglia considerare un problema prioritario a rischio di ingestibilità, il che non è) è un processo di lungo periodo che dipende dalla dinamica di crescita del Pil e dall'andamento dei tassi d'interesse. Un'entrata una tantum può servire, al massimo, per la riduzione del deficit pubblico in un determinato anno (come continuamente richiestoci, in ossequio allo sciagurato Fiscal compact, dalla Commissione UE). Oltre all'adempimento per via surrettizia ai dettami del Fiscal Compact, ci si sta ovviamente prestando, come sempre, all'interesse di “investitori” privati.
Padoan ha in proposito aggiunto, a titolo di rassicurazione, che il controllo delle aziende resterà pubblico. Bella novità! Ai soci privati, che intanto qualcosa (e forse anche più) contano nella “governance” delle aziende, interessa che la loro gestione sia di tipo privatistico (come del resto è già) e soprattutto, lucrativa. Ai privati non interessa tanto l'assetto proprietario formale.
Si tratta, insomma, di due vicende che valgono da conferme a fatti ricorrenti i quali dicono che siamo governati da una classe di politici-guitti, legati a idee disfunzionali, che contano poco o nulla ai fini di tutela dell'interesse pubblico onnicomprensivamente inteso e che altro non fanno se non cercare di spacciare qualche illusione per soluzione strutturale di problemi economici che nemmeno sfiorano. L'importante, per costoro, è rinviare più in là possibile le elezioni e sperare che la maggioranza del popolo riprenda a credergli.

Sergio Farris

lunedì 10 aprile 2017

CON IL VENEZUELA BOLIVARIANO CONTRO LE MANOVRE GOLPISTE

Le radici rosse del Latinoamerica
L'attacco al governo bolivariano del Venezuela sta crescendo di intensità, sia per la strategia golpista della destra locale, che per l'attacco internazionale attuato dagli Stati Uniti, tramite l'Organizzazione degli Stati Americani (OSA) e con l'appoggio di diversi governi europei.
Il governo venezuelano ha piena legittimità democratica in quanto eletto per volontà popolare. In Venezuela non c’è una dittatura, ma una grave crisi economica, politica e istituzionale, provocata dall’aggressione costante e la politica di destabilizzazione della destra, espressione politica dell’oligarchia parassitaria e speculatrice.

Le destre italiane ed il Partito Democratico, continuano la loro opera di disinformazione, con accuse che distorcono la realtà del sistema costituzionale della Repubblica presidenziale del Venezuela che conta su 5 poteri, (esecutivo, legislativo, giudiziario, cittadino e elettorale), e non solo i 3 a cui siamo abituati.
L’organo di controllo ed il massimo interprete della Costituzione venezuelana è la “Sala Constitucional del Tribunal Supremo”, che ha emanato le sentenze di cui tanto si è discusso. Le sue prerogative sono appunto il controllo della rispondenza alla Costituzione degli atti di qualsiasi potere pubblico, e la risoluzione dei possibili conflitti tra gli stessi.

Le sentenze sono state emesse per risolvere le controversie di interpretazione rispetto ai contrasti istituzionali che vive il Venezuela dal momento in cui l’opposizione di destra è diventata maggioranza nel parlamento. Un parlamento che   già dal gennaio 2017 si è auto-dichiarato in “stato di ribellione”, ha usurpato in alcuni casi le funzioni del potere esecutivo e si è fatto beffe dei provvedimenti presi dal Tribunale Supremo di Giustizia. Il caso più eclatante è il non rispetto della sentenza che lo obbliga a sospendere tre deputati dello Stato Amazonas accusati di brogli elettorali.
In base alla divisione costituzionale per l’equilibrio dei poteri, l’ultima sentenza riguarda l’assunzione (da parte del Tribunale Supremo di Giustizia) delle funzioni che, per omissione dei doveri del Parlamento, impediscono il funzionamento dello Stato (ad esempio votare investimenti petroliferi di società private per le quali c’è bisogno dell’approvazione di un protocollo congiunto dei poteri esecutivo e legislativo, o approvare nuovi prestiti). Si tratta della Costituzione del Venezuela, non di un golpe.
Viceversa sono i veri golpisti venezuelani (che le destre italiane ed il PD stanno appoggiando) che anche in queste ore stanno promuovendo azioni violente nel Paese, chiedendo a gran voce l’intervento militare esterno, in base a un copione che ha l’unico obiettivo di far cadere il governo del Presidente costituzionale, Nicolàs Maduro e riappropriarsi delle risorse petrolifere del Paese.

Sul versante internazionale, l’OSA mantiene la triste storia di sottomissione ai piani golpisti di Washington, propiziando interventi militari che hanno prodotto migliaia di morti. L’attuale Segretario Generale dell’OSA, il Sr. Almagro sta ripercorrendo le sue pagine più buie, mediante l’imposizione di meccanismi che violano in maniera flagrante la normativa legale e costituzionale del Venezuela e lo stesso statuto dell’OSA. Il Sr. Almagro è alla testa del coro emisferico della destra fascista che aggredisce incessantemente il Venezuela, senza né scrupolo, né etica, basandosi sulla menzogna e sull’odio.
Il PRC denuncia la campagna sistematica dell’OSA, ed in particolare del suo Segretario Generale che, lungi dall’apportare soluzioni, sta aggravando la crisi. Questa campagna è parte della strategia di Washington, esplicitata dal presidente Donald Trump, e soprattutto dai piani del Comando Sud e della IV Flotta statunitense, che fanno pressioni per un “intervento umanitario” (sic) nel quadro di una brutale contro-offensiva imperialista nel continente.
Denunciamo l’appoggio dei Ministri degli Esteri di alcuni governi di “centro-sinistra” a questa offensiva della destra conservatrice e fascista, coordinata dagli Stati Uniti. Un appoggio caratterizzato da una sfacciata ingerenza nella politica interna del Venezuela, che mette in pericolo la stessa democrazia ed una soluzione politica della crisi.   
Denunciamo inoltre la violazione della legalità del MERCOSUR, dell’Unión de Naciones Suramericanas (UNASUR) e dell’OSA, con prese di posizione di un gruppo di Paesi che non hanno nessun valore istituzionale e che costituiscono un precedente pericoloso per tutto il continente.

Restiamo invece in attesa che molti parlamentari italiani, così solerti nell’attaccare il governo bolivariano del Venezuela, spendano le stesse energie per sollecitare l’eliminazione del criminale embargo statunitense contro Cuba, per denunciare le contro-riforme “lacrime e sangue” del governo golpista di Temer in Brasile e del governo Macri in Argentina, che cancellano la legislazione approvata dai governi progressisti a favore delle fasce più povere della popolazione.
Ma non ci facciamo illusioni, dato che quegli stessi parlamentari tacciono anche quando in Italia il governo che sostengono, continua a promuovere la guerra, a criminalizzare il conflitto sociale, a utilizzare le forze dell’ordine per reprimere con violenza cortei autorizzati, gruppi di cittadini che difendono il loro territorio dalla furia predatrice di imprese senza scrupoli e i lavoratori che difendono il posto di lavoro.

Il PRC-SE ribadisce il suo sostegno al dialogo nazionale tra il governo venezuelano e tutte le forze politiche, voluto dal presidente Maduro con il supporto del Papa Francesco, dell’ex primo ministro spagnolo Zapatero (che rappresenta la UNASUR), e degli ex-Presidenti Leonel Fernández (Repubblica Dominicana) e Martín Torrijos (Panamá).
Invece che fomentare lo scontro, si riapra il dialogo, che gioverebbe sia ai cittadini del Venezuela, che ai nostri emigrati che vivono in quel Paese.

Il PRC-SE fa appello ai suoi militanti ed ai sinceri democratici a mantenere alta l’attenzione e la mobilitazione a difesa del Venezuela bolivariano, e chiede a tutte le forze politiche ed istituzionali, nazionali ed internazionali, di agire responsabilmente per evitare un tragico bagno di sangue.
Troppi sono i venti di guerra che soffiano sul pianeta. È vitale preservare la pace nella regione, messa in pericolo dalle manovre di destabilizzazione in atto.

PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA – SINISTRA EUROPEA
Roma 9-4-2017

sabato 8 aprile 2017

Quello di Trump è terrorismo internazionale - Maurizio Acerbo


Trump annuncia l'attacco con missili
No all’intervento USA in Siria.

Quello di Trump è terrorismo internazionale

Non essendo bastati i tagliagole dell’Isis e di Al Qaeida arruolati in tutto il mondo ora Trump e Erdogan intervengono direttamente con le loro armi. Le atrocità dello Stato islamico, la cui avanzata i russi hanno fermato, da tempo sono scomparse dalla scena mediatica per ridare fiato alla narrazione sulla ferocia di Assad che giustifica l’intervento contro il diritto internazionale nel territorio di uno stato sovrano.
L’uso dei corpi dei bambini asfissiati dal gas ammucchiati per le foto serve a Trump per legittimare l’aggressione. Non so chi abbia usato il gas, non sono esperto di cose militari e non so districarmi tra gli assassini. So che Assad ha a disposizione l’aviazione russa e sta vincendo sul terreno. Perché fare un autogol del genere? Qualcosa non quadra ma non voglio avventurarmi in congetture. Sul campo operano potenze che certo non sono nuove all’uso del terrore. Certo non sono Trump e Erdogan dei campioni di democrazia dietro le cui insegne marciare. Non sono certo gli integralisti islamici armati dall’occidente e dai suoi alleati sauditi e turchi i combattenti per la libertà. Non facciamoci arruolare. Non beviamoci le balle di chi ha seminato morte e distruzione dall’Iraq alla Libia. Opponiamoci alla guerra senza se e senza ma. Invece di destabilizzare e alimentare una guerra senza fine sosteniamo le forze come i curdi in Turchia e Siria che si battono per pace, giustizia sociale, tolleranza, democrazia. Accogliamo i profughi che fuggono dalla guerra come i nostri padri furono accolti quando fuggivano dalle città bombardate. E’ chiarissimo fin dall’inizio che i settori americani più imperialisti e i loro alleati non hanno lavorato per favorire una transizione democratica e una pacificazione ma per rovesciare un regime, dissolvere uno stato sovrano, trasformarlo in un altro ‘stato fallito’ come son definiti con linguaggio cinico Libia, Somalia, Iraq ecc.
Qualsiasi giudizio sul regime di Assad non giustifica la guerra per procura in atto da anni in Siria. E’ da notarsi che come già accaduto con Libia e Iraq gli americani a parole combattono l’islamismo ma bombardano e colpiscono regimi che avevano tanti difetti ma certo non erano amici dell’integralismo.
I missili di Trump non sono al servizio della democrazia e dei diritti umani, l’attacco americano è un atto di terrorismo internazionale. Informazione e politica europee e italiane non si allineino a un presidente americano fascistoide. Riprendiamo il ruolo di pace e mediazione che ci spetta nel Mediterraneo e in Medio Oriente.
Maurizio Acerbo
Segretario nazionale Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea