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venerdì 25 settembre 2015

La questura raddoppia - San Colombano

Come abbiamo denunciato in un precedente post, il comportamento della Questura di Brescia è "incomprensibile", per usare un eufemismo. Dopo aver legittimato NEI FATTI l'occupazione militare di San Colombano da parte di un gruppo assortito di fascisti, ha finalmente proceduto a ciò che doveva fare fin dal primo giorno, cioè lo sgombero di San Colombano dagli elementi insediati dall'esterno, che impedivano l'esercizio su una porzione del territorio nazionale, per quanto minuscola, dei più elementari diritti democratici. Ma contemporaneamente ha individuato tre compagni/compagne che a suo dire non possono mettere piede lassù. La pratica della costruzione  a tavolino della teoria degli opposti estremismi ha raggiunto così il suo inveramento burocratico. La federazione di Brescia ha espresso la sua solidarietà alle vittime destinatarie del foglio di via del questore attraverso questo comunicato stampa:
Opposti estremismi?
La questura di Brescia, invece di fare ammenda dello scandaloso comportamento di sostanziale protezione della illegalità dei comportamenti di sindaci, in testa il Sindaco di Collio, e di militanti di varie organizzazioni fasciste e para fasciste tenuto per settimane a San Colombano, ora raddoppia, e manda provvedimenti di fogli di via agli antifascisti che hanno manifestato semplicemente per spingere le autorità a ristabilire l'agibilità democratica in quella piccola frazione del comune di Collio.
Evidentemente i vertici amministrativi che presiedono all'ordine pubblico a Brescia non hanno rinunciato a creare a forza la rappresentazione dello “scontro tra opposti estremismi”, andato in scena il 5 settembre su molta parte della stampa; mentre nulla di simile è accaduto nella realtà.
Semplicemente, ad una manifestazione regolarmente annunciata a termini di legge, la questura ha risposto con prescrizioni incredibili, rette su presupposti impliciti ed a volte del tutto espliciti, secondo i quali l'occupazione del territorio di San Colombano da parte di bande fasciste sembrava essere tollerato, in quanto si sarebbe trattato di “iniziative estemporanee”; mentre, al contrario, la manifestazione “legale” sia per la procedura seguita, sia per le motivazioni, che non consistevano in altro che nella pretesa che anche a San Colombano fossero vigenti le norme costituzionali, non poteva essere consentita perché avrebbe disturbato i fascisti prevaricatori. Esattamente la prescrizione della Questura diceva che “il permanente stato di agitazione registrato nella frazione di San Colombano del Comune di Collioavrebbe comportato “il rischio di contrapposizione e ripercussioni negative su cittadini e/o turisti non interessati alla Vicenda”.
Questo dimostra a nostro avviso che, al massimo, coloro che stanno compiendo precisi reati previsti dal Codice Penale italiano, e coloro che difendono la legalità costituzionale sono sullo stesso piano, secondo la Questura; e questo è del tutto esplicito. Mentre è implicito, dalle prescrizioni, che coloro che stanno delinquendo possono tranquillamente continuare a farlo; mentre chi manifesta per la legalità e la Costituzione possono farlo, ma “in forma statica dalle  ore 15.00 alle ore 17.00, di sabato 5 settembre 2015, a Gardone Val Trompia”. Cioè a 25 chilometri di distanza da dove i diritti di cittadini e di profughi sono conculcati, e dove i violenti stanno impedendo l'attuazione di deliberati dello Stato, nelle persone del Ministero dell'Interno e del Prefetto.
Vale la pena di aggiungere che il tentativo di realizzare fatti reali da attribuire agli “opposti estremismi” a San Colombano il 5 settembre è andato completamente a vuoto solo grazie al senso di responsabilità ed alla calma dei manifestanti antifascisti, che non hanno risposto se non con qualche slogan alle violente provocazioni fasciste.
Sul piano della legalità è da aggiungere che, a seguito di accordi verbali, la primitiva richiesta di manifestare direttamente nella piazza di San Colombano era stata ritirata dagli organizzatori plurimi della manifestazione. Al suo posto era stata inviata alla Questura la versione corretta, che prevedeva lo svolgimento della manifestazione nei termini in cui poi si è effettivamente svolta. Non sappiamo per quale motivo a questa proposta concordata non è stata data alcuna risposta scritta, il ché sembrerebbe equivalere ad un assenso; mentre all'ultimo momento qualcuno sembra aver cambiato le carte in tavola, generando quei problemi che hanno trovato il loro “compimento” nei provvedimenti di “fogli di via”. Per i manifestanti presenti ai fatti del 5 settembre i provvedimenti sembrano del tutto privi di giustificazione oggettiva, anche prescindendo da ogni ulteriore considerazione di “valore”, se è vero che il provvedimento di foglio di via può giustificarsi solo nei confronti di:
coloro che debbano ritenersi, sulla base di elementi di fatto, abitualmente dediti a traffici delittuosi;
coloro che per la condotta ed il tenore di vita debba ritenersi, sulla base di elementi di fatto, che vivono abitualmente, anche in parte, con i proventi di attività delittuose;
coloro che per il loro comportamento debba ritenersi, sulla base di elementi di fatto, che sono dediti alla commissione di reati che offendono o mettono in pericolo l'integrità fisica o morale dei minorenni, la sanità, la sicurezza o la tranquillità pubblica
Domanda: quale di queste condotte sarebbero ascrivibili ai destinatari antifascisti del foglio di via? Come persone presenti alla manifestazione possiamo testimoniare: nessuno, per quanto ci risulta
La segreteria provinciale del Partito della Rifondazione comunista

Rimane solo da aggiungere che, quelli che si ritengono presidi democratici, e in qualche caso sono portabandiera dell'antifascismo ufficiale, se da una parte hanno evitato una rovinosa contrapposizione esplicita alle manifestazioni pubbliche dei giorni scorsi, con il loro comportamento sfuggente da un lato sembrano quasi essere acquiescenti, dall'altro rischiano di svolgere, forse loro malgrado, il ruolo di "copertura" di fatto delle posizioni della questura di Brescia nella costruzione della sceneggiata degli "opposti estremismi".

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