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martedì 15 aprile 2014

A Roma la prima manifestazione contro il governo Renzi

Mentre il giovane napol-eone, nel senso di eone, di vera prima manifestazione del divo napolitano, incarnazione finalmente autentica del senso profondo della politica di questa infausta era geologica, procede come un rullo compressore nella sua politica di distruzione completa di diritti e democrazia, per di più con il fiore all'occhiello della ex presidente di confindustria nominata presidente della massima azienda controllata dallo stato, qualche migliaio di giovani e meno giovani hanno sfilato e sfidato per le vie di Roma l'arroganza del potere. Un successo? Una ennesima prova della incapacità della sinistra di fare massa contro questo processo sempre più distruttivo, sempre più sfacciato nel proclamare la morte dei diritti conquistati in secoli di lotta?
Per il momento ci si può - ci si deve accontentare di questo segnale di rifiuto. Sapendo che, senza la costruzione di una vera alternativa di sistema, le jacqueries non hanno mai portato a nulla. Lo insegnano le varie rivoluzioni più o meno colorate, le varie primavere arabe o ucraine. Anzi, questi moti senza una concezione alternativa, anche nei casi in cui non sono direttamente gestiti dalla mostruosa "fabbrica delle rivoluzioni" illustrata in questi giorni dalla équipe di Franco Fracassi, sono usati dal centro del potere mondiale come un tassello del suo dominio. Una volta l'impero diceva "divide et impera"; oggi la lingua non è più il latino, ma il disordine permanente usato come mezzo per mantenere saldo l'ordine che conta, quello del capitale, sembra essere diventato sistema. Qui sotto alcuni momenti della manifestazione di Roma, vissuti dalla testa del corteo, in via del Tritone, mentre in Via Veneto e in Piazza Barberini da un lato si svolgeva "l'azione" dei giovani dei k-way, e dall'altro la polizia compieva il suo "lavoro".