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lunedì 20 dicembre 2010

Don Gallo: liberarsi dalla necessità del carcere

Brescia 11 dicembre 2010
Sotto le mura del carcere di Canton Mombello è stato organizzato un presidio per protestare contro le condizioni carcerarie, denunciando le scarse condizioini igienico -sanitarie (presenza di scabbia e altre malattie infettive fra i detenuti), il sovraffollamento (548 detenuti presenti contro i 206 per cui il carcere è abilitato come "ordinaria presenza", con un massimo di sovraffollamento ufficialmente "tollerabile" di 296, come spiega il Mario Fappani, Garante dei diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Brescia). Sono stati denunciati casi di estremo sovraffollamento, con un numero di 14 detenuti in 20 metri quadri, ricorda Giuseppe Corioni, mentre Katia De Col sottolinea che il carcere di Canton Mombello è il terzo carcere d'Italia nella classifica degli orrori.
Don Andrea Gallo è venuto sotto le mura del carcere per esprimere tutta la solidarietà ai detenuti del carcere di Brescia , denunciando un sistema carcerario nazionale vecchio e inadeguato, che vìola i più elementari diritti umani. Inoltre ha incitato tutti a r-esistere... r-esistere... r-esistere..., per costruire una società più giusta, dove si rispetti e si applichi la Costituzione, che spesso viene violata in nome di una falsa democrazia che fa sempre gli interessi dei più forti e dei più ricchi: una Costituzione che, non si deve mai dimenticarlo, è principalmente antifascista. Don Gallo, rivendicando di essere stato partigiano, conclude: "L'antifascismo non è un optional.
Il presidio è stato organizzato lo stesso giorno della manifestazione dei migranti, che doveva a sua volta concludersi unendosi al presidio sotto il carcere. La questura ha prima imposto che la manifestazione dei migranti si concludesse alla stazione di Brescia, e poi ha chiuso le strade in direzione di Canton Mombello, per ostacolare l'afflusso dei manifestanti verso il carcere, anche alla spicciolata."
Qui sotto il video con don Gallo, Mario Fappani, Giuseppe Corioni, Katia De Kol.
Vedi su You Tube il canale di clemenzap


giovedì 16 dicembre 2010

Ritorna il giornalino della federazione

Dopo quasi due anni di assenza torna il giornalino della Federazione di Brescia di Rifondazione Comunista. Si tratta di un numero sperimentale, per il quale recuperiamo la testata "La sinistra". Il titolo , come ci si avvide poi, e come qualcuno aveva subito ipotizzato, alludeva allora al progetto di soppressione di Rifondazione Comunista. Ora esso sembra essere in linea con il nuovo progetto di Federazione della Sinistra, dentro al quale potrebbero trovare la loro collocazione le varie forze che condividono la valutazione politica che l'attuale crisi economica, politica e morale non può trovare soluzione negli attuali assetti sociali.
In questo senso crediamo che il termine-concetto di Sinistra conservi tutta la sua validità.
Se infatti è vero che, con la caduta del muro di Berlino, è finito il modo con cui la contrapposizione destra-sinistra si era configurata dalla Rivoluzione russa in avanti, non è affatto finita la contrapposizione tra espropriati ed espropriatori. Anzi, finito l'effetto dissuasivo che a suo modo l'URSS svolgeva nei confronti del capitalismo, si è assistito ad un assalto senza precedenti contro tutte le conquiste che i lavoratori avevano strappato nei due secoli precedenti, con uno scatenamento della "fame divorante" di pluslavoro che sta portando, ed in alcuni casi ha già portato, ai livelli di quando Marx la nominava a proposito dei "principati danubiani" (Valacchia, cioè Romania, e Moldavia, guarda un po'!). Pensiamo solo ai lavoratori stagionali di Rosarno, o di altre situazioni dei settori "poveri" dell'economia, che sono alla fine i settori dove primariamente avviene l'estrazione di dosi eccezionali di plusvalore reale. Ma pensiamo anche all'attacco "transatlantico" che Marchionne sta portando alla generalità dei lavoratori.
Al vertice supremo della estrazione di plusvalore, si è assistito alla creazione spropositata di plusvalore fittizio, con le varie tecniche, mutui, bonds, derivati, eccetera, che perfino il Tremonti finge di condannare, gonfiatura che ha portato alla esplosione della crisi finanziaria in cui stiamo sempre più precipitando.
Credo che questi esempi possano bastare per indicare la suprema attualità della parola-concetto di Sinistra, che, anzi, tende a ridursi sempre più alla contrapposizione marxiana tra espropriati ed espropriatori, dove Destra sta appunto ad indicare chi sta dalla parte degli espropriatori, e Sinistra chi sta dalla parte degli espropriati.
Questo "numero zero" contiene:
La trascrizione sintetica dell'intervista di Ferrero sotto la gru, che i frequentatori di questo blog già conoscono bene
Una brevissima presentazione del progetto della "Federazione della sinistra"
Un sommario antologico del contributo del lavoro migrante alla economia italiana secondo la Banca d'Italia
Una analisi della logica intrinseca della "sanatoria-truffa" come operazione sistematica di caccia all'uomo di tipo para-nazista
Una mini-analisi della costruzione delle condizioni legislative che consentono questa "caccia alle persone"
La testimonianza che i "ragazzi della gru" hanno portato con la loro viva voce al Comitato Politico Provinciale di Rifondazione Comunista del 30 novembre
Due casi emblematici della gestione finanziarizzata della economia, che ha portato alla crisi "artificiale" di due aziende storiche del bresciano, l'Ideal Standard di via Milano, a Brescia, e la cartiera Burgo di Toscolano.
Qui, e battendo sulla immagine sottostante, potete scaricare l'intero giornalino in formato pdf.


mercoledì 8 dicembre 2010

Sabato 11 dicembre nuova manifestazione contro la sanatoria-truffa

Si conferma che sabato 11 dicembre a Brescia si terrà la manifestazione dei migranti - per non disperdere il risultato politico di mobilitazione contro il razzismo istituzionale finora conseguito, per continuare a dare un supporto politico e di massa agli obiettivi specifici di contrasto immediato alle ingiustificate esclusioni dalla "emersione-truffa" del 2009, per il riconoscimento dei diritti universali dei lavoratori, per la saldattura tra la condizione dei lavoratori migranti con la precarizzione generale del lavoro, di cui l'esistenza di una massa di lavoratori senza alcun diritto è un potentissimo supporto, se non addirittura un presupposto.
Appuntamento in Piazza Loggia a Brescia alle ore 15.00.

Qui sotto l'incontro del Comitato Politico Federale di Brescia con i ragazzi della gru


domenica 5 dicembre 2010

Adro - Rimuoviamoli tutti

Sabato 4 dicembre si è tenuta ad Adro la manifestazione indetta dal comitato contro i simboli padani nella scuola. Infatti, contrariamente a quanto poteva sembrare agli impasturati dai mass-media, la questione non era (e non è, fino alla effettiva rimozione fisica) risolta in modo definitivo. Infatti al preside era stata lasciata in mano la patata bollente da parte delle autorità statali, che si erano sottratte alla assunzione di vere responsabilità nella contesa con il sindaco Lancinante. Voci provenienti dagli ambienti della dirigenza della scuola dicono infatti che la Prefetta era rimasta ferma alla sua proposta di "razionalizzazione", comparsa su tutti i giornali all'indomani dell'incontro in prefettura con il Sindaco. Che cosa significhi "razionalizzare" la presenza di un simbolo di un partito secessionista all'interno della scuola pubblica rimane un mistero. Dal canto suo il Direttore generale dell'Ufficio Scolastico Regionale, Giuseppe Colosio, mentre in televisione dichiarava di aver "ordinato" la rimozione, sui documenti ufficiali - gli unici che contano in campo giuridico-amministrativo - avrebbe usato la formula ambiguissima del "rispetto per le reciproche competenze". Bella trovata, dal momento che il Sindaco rivendicava appunto a se stesso la competenza sulla simbologia, anche all'interno della scuola.
Perciò l'ultimatum del comitato, che fissava al 4 dicembre il termine ultimo della rimozione, dopo di ché si sarebbe dato vita ad una azione suppletiva della latitanza delle autorità per una rimozione diretta dei simboli, rimaneva valido.
Nel frattempo però, esattamente martedì 30 novembre, si è avuta notizia della sentenza del tribunale del lavoro di Brescia, che ha condannato senza scusanti il Sindaco alla rimoziane dei simboli a spese integrali del comune, ricalcando in alcuni passaggi le argomentazioni contenute nell'esposto che il comitato aveva presentato al prefetto.
La sentenza del giudice è condizionata dalle specifiche richieste di chi ha fatto ricorso, cioè la CGIL Scuola, contro la discriminazione che il Sindaco metteva in atto verso gli operatori della scuola, quindi una questioni abbastanza limitata; ma nella discussione del caso essa allarga di molto l'orizzonte, chiamando in causa aspetti decisivi. In sostanza, il Sindaco viene condannato per la violazione diretta dell'articolo 33 della Costituzione, che garantisce la libertà di insegnamento. Ma la sentenza lega la libertà di insegnamento, in un nesso inscindibile, con l'articolo 3, che garantisce al lavoratore la partecipazione attiva "all'organizzazione politica, economica e sociale del paese", e con l'articolo 4, secondo il quale il lavoratore ha il dovere di "concorrere al progresso materiale e spirituale della società".
Ebbene, secondo il giudice, il comportamento del Sindaco di Adro viola questi tre articoli della Costituzione. Infatti, dopo averli esplicitamente richiamati come base giuridica, la sentenza recita:
"Si tratta di operare in un ambiente che si connota per una sorta di vero e proprio inquinamento con segni partitici e lo si satura in modo tale da imporre (secondo metodi invasivi, ben noti agli studiosi di processi mediatici) nella coscienza - questa sì, non pienamente formata - dei discenti, per di più di tenera età, di un'identità tra scuola e simbolo partitico, ossia un'espressione di una particolare visione culturale della società e del sistema di regolazione dei rapporti sociali.
I riflessi che tale percezione può avere sul libero svolgimento dell'attività didattica è di intuibile rappresentazione, dovendo il docente fare quotidiano riferimento ad un necessario distinguo tra il proprio progetto educativo e tutti i possibili collegamenti che una visione di parte, seppure attraverso un'assuefazione o assimilazione simbolica, genera nel corpo discente. In tale prospettiva la possibilità del docente di operare in un ambiente laico è in modo radicale pregiudicata, dovendo confrontare un modello educativo per sua natura "aperto" (ossia capace di porsi in relazione dialettica con una pluralità di istanze educative) con una situazione che invece tale apertura sminuisce e contraddice, suggerendo la prevalenza di una visione di parte: si pensi, a titolo esemplificativo, alla sovraesposizione che, mediante un'adeguata diffusione della simbologia propria di una certa ideologia o visione culturale o morale, potrebbe essere attuata con riguardo ad un modello educativo di tipo solidaristico di matrice cattolica, ovvero di tipo comunista di stampo marxiano, o ancora di tipo libertario di origine anarchica. Allo stesso modo la visione culturale del partito Lega Nord si può imporre in via privilegiata con l'impiego pervasivo della sua simbologia nella mentalità e nel modo comune di sentire dei discenti come la visione "normale", con l'impossibilità di docente di attuare un modello educativo propositivo, e quindi realmente educativo, dovendo porsi nelle singole occasioni educative: sì pensi al tema della convivenza tra soggetti comunitari ed extracomunitari, tema di assoluta sensibilità, specie nei territori lombardi, in un ambito in cui la presenza diffusa di soggetti - e quindi di discenti - extracomunitari impone una prevedibile necessità di raffrontare il modello educativo del docente, quale esso sia, con la visione di parte che la simbologia diffusa nel plesso scolastico richiama."
Molto interessante, e di nuovo, del tutto analoga alla posizioni del comitato "Rimuoviamoli", la valutazione della inefficacia dell'operato del Preside:
"La rimozione fisica e la copertura con adesivi dei simboli non consente di ritenere che gli effetti della condotta discriminatoria siano rimossi e vanificati: in sostanza alla rappresentazione simbolica si contrappone un intervento che, al di là delle intenzioni del promotore, assume una valenza simbolica contraria, e, quindi, non fa che riproporre la questione della legittimità o meno della presenza del simbolo partitico, quindi reitera e rende permanente la situazione di contrasto e di disagio che la presenza del simbolo ha determinato."
In conclusione il giudice:
"dichiara discriminatoria l'apposizione del simbolo partitico della Lega Nord presso l'istituto Scolastico Comprensivo di Adro.
Dispone: A) la rimozione a spese del Comune di Adro del simbolo partitico e la ricollocazione delle suppletivi asportate priva del simbolo partitico a spese del Comune di Adro e sotto la vigilanza del Dirigente Scolastico dell' Istituto Scolastico Comprensivo di Adro; B) l'esposizione della Bandiera della Repubblica Italiana e di quella dell'Unione Europea in modo permanente e in conformità all'art.4 del d.P.R. 7 aprile 2001 n.121; C) la pubblicazione per estratto un giorno sui quotidiano Giornale, di Brescia, Bresciaoggi, Corriere della Sera e La Repubblica. D) l a pubblicazione di copia integrale del presente provvedimento presso il medesimo Istituto per una settimana lavorativa.
Condanna il Comune di Adro al pagamento delle spese processuali in favore della FLC - CGIL di Brescia"
Ora dunque c'è la sentenza del giudice - la terza sentenza di condanna in pochi mesi contro il Lancinante di Adro. In questo caso, però, la sentenza, visto il suo articolato e le sue motivazioni, viene implicitamente a condannare, almeno come ricaduta politica, anche ben altri attori: il ministro dell'interno, il ministro della pubblica istruzione, il prefetto. Tutti da rimuovere, come diceva lo striscione del comitato nella storica giornata di sabato 4 dicembre 2010, ad Adro, Franciacorta.
Gli amatori possono trovare qui la fotocopia della sentenza in pdf.

mercoledì 1 dicembre 2010

Il patto di stabilità di Maastricht:
dogma dei banchieri europei o necessità a cui assoggettarsi?

Serata di approfondimento con:
- Giulio Palermo: Università degli studi di Brescia
Facoltà di Economia e Commercio
- Francesco Piobbichi: Rete perl’Autorganizzazione Popolare (RAP),
redattore di “Controlacrisi”

Venerdi’ 3 dicembre
Ore 21.00
Presso il centro culturale “San Salvatore”
in via Castello
Rodengo Saiano

Promuove:
RETE SOCIALE E SOLIDALE:
Siamo Rodengo Saiano
LiberaMente Villa Carcina
Comunità Solidale Passirano
Associazione Sinistra a Gussago

Puoi scaricare il volantino cliccando qui o sulla immagine sottostante